martedì 1 settembre 2009

Ancora il passato prossimo: i verbi servili (dovere, potere, volere)

Buongiorno a tutti, buongiorno a tutte,

torniamo a parlare della formazione del passato prossimo e, in particolare, del passato prossimo con i verbi servili: dovere, potere, volere. Abbiamo deciso di parlarne perché l'argomento ci offre un'ottima opportunità di riflessione sull'evoluzione della lingua e sull'imbarazzo in cui può venirsi a trovare un insegnante al momento della spiegazione.

Partiamo, però, dall'inizio, dalla grammatica. Normalmente, la formazione del passato prossimo con questi verbi viene fatta seguendo queste regole canoniche:

  1. se il verbo è da solo si usa l'ausiliare avere;
  2. se il verbo servile accompagna un altro verbo, l'ausiliare da usare è quello richiesto dal secondo verbo.

Facciamo ora degli esempi per chiarire:

Caso 1:

  • Perché non sei venuto alla festa, ieri?
  • Mi dispiace, ma proprio non ho potuto.
  • Sara mi ha detto che non è uscita con te.
  • Sì, ma perché non ha voluto, non perché non ha potuto.

Caso 2:

  • Perché non sei venuto alla festa, ieri?
  • Mi dispiace, ma proprio non sono potuto venire.
  • Claudio mi ha detto che ha dei problemi.
  • Sì, è vero. Quando ho chiesto che tipo di problemi, però, lui non ne ha voluto parlare.

Questo secondo le regole classiche; tuttavia, oggi, è cosuetudine quella di utilizzare sempre e comunque il verbo avere.

I risultati di questa scelta si possono ammirare in frasi quali:

"mi dispiace, ma non ho potuto venire alla festa"

"Ieri ho potuto uscire di casa solo dopo aver pulito"

si noti che questo modo di fare non è proprio solo del linguaggio parlato, ma è diffuso anche in testi scritti quali romanzi e via dicendo.

Ci si deve chiedere ora se l'insegnante debba prediligere un approccio che metta in primo piano le regole o, al contrario, uno che metta in evidenza la vitalità della lingua e, di conseguenza, il fatto che questa sia in continuo cambiamento.

Personalmente, anche partendo dall'idea che un insegnante debba sempre tendere alla chiarezza, ritengo che sia necessario optare per un approccio misto: da una parte sottolineare come le regole ed il gusto (l'abitudine all'ascolto) siano orientati verso la prima e più classica opzione; dall'altra come il continuo cambiamento, la continua evoluzione, della lingua italiana stia portando ad una semplificazione della regola. Visto che molti studenti di LS dovranno sostenere degli esami universitari o di certificazione, non credo sia sbagliato orientarli verso l'uso della forma più classica e che, da un punto di vista pratico, garantisce minori possibilità di contestazione.

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