Molto spesso, per un madrelingua, la cosa più difficile è riuscire a rendersi conto di ciò che veramente caratterizza la propria lingua: tutto è così naturale che diventa difficile riconoscere determinate peculiarità...tra i tanti esempi che si possono elencare, uno di quelli, forse, più ricco di conseguenze dal punto di vista linguistico è l'uso della forma enfatica nei verbi transitivi.
Molto spesso approccio questo argomento con un esempio, chiedendo agli studenti: -"Secondo voi che differenza c'è quando dico mangio una pizza e mi mangio una pizza?"
Le risposte sono varie e, in parte, dipendono dalla lingua di provenienza degli allievi; alcuni, soprattutto coloro che non hanno questa forma particolare, tendono ad identificarla immediatamente come un errore; altri dicono che non c'è differenza, altri ancora creano letteralmente delle regole ex-novo. Bisogna considerare che questa forma enfatica che indica partecipazione emotiva all'azione ha delle caratteristiche ben strane; la traduzione sarebbe: io mangio me stesso una pizza... COSA ASSAI PARTICOLARE! A mio parere è meglio non cercare di trovare spiegazioni logiche che forse non ci sono, meglio è dare semplicemente l'informazione d'uso e cioè che questa particolare forma è usata nella lingua italiana per indicare che la persona che compie l'azione si sente partecipe emotivamente (sia in positivo che in negativo). Penso, però, che debbano essere sottolineati alcuni aspetti di tipo grammaticale.
Supponiamo di avere questa frase:
1 - Oggi bevo una birra.
2 - Oggi mi bevo una birra.
Se facciamo il passato avremo:
1 - Ieri ho bevuto una birra.
2 - Ieri mi sono bevuto/a una birra.
Normalmente la cosa che risulta più difficile è il far capire, dopo tutto il lavoro fatto per imparare ad usare "avere" come verbo ausiliare nei transitivi, che qui il verbo ausiliare diventa "essere". È d'aiuto ricordare che il verbo "essere" deve essere utilizzato non solo con i verbi riflessivi, ma con tutti i verbi che hanno una forma riflessiva.
Come ho accennato nel titolo, vorrei soffermarmi anche su alcune forme enfatiche utilizzate con i verbi intransitivi ( andare, tornare, restare, rimanere, ecc...); quello che sto per scrivere non l'ho trovato in nessuna grammatica: è frutto della mia riflessione di insegnante.
Se si osservano le forme base e le forme enfatiche di alcuni verbi intransitivi si notano dei tratti comuni molto interessanti:
andare → andarsene
restare → restarsene
tornare → tornarsene
rimanere → rimanersene
Possiamo notare che la costruzione è uguale a quella dei verbi transitivi (come bere) con la semplice aggiunta della particella ne; nella frase avremo:
Oggi non ho voglia di uscire: resto a casa → Ieri non avevo voglia di uscire: sono rimasto a casa. (Forma non enfatica)
Oggi non ho voglia di uscire: me ne resto a casa! → Ieri non avevo voglia di uscire: me ne sono restato/a a casa. (Forma enfatica)
Il cambiamento da "-i" ad "-e" del pronome riflessivo segue la normale regola dei pronomi doppi.
Ritengo, per esperienza, che il concetto stesso di "forma enfatica" possa aiutare a risolvere molti problemi legati ai cosiddetti verbi pronominali: in realtà molti di essi non sono altro che forme enfatiche di un verbo di base.
Grazie mille!
RispondiEliminaÈ una tema molto grave!